L’offensiva di terra minacciata dalle forze israeliane è iniziata la scorsa notte. La tregua chiesta dall’Egitto è stata infatti respinta da Hamas e nella notte questa decisione ha letteralmente spianato la strada alle truppe di terra.
Lo scacchiere mediorientale si complica sempre più. Da un lato chi sostiene le ragioni degli uni, dall’altro chi sostiene le ragioni opposte. In mezzo civili e bambini cui viene tolta ogni speranza di vita e di futuro. Se è vero che gli uni combattono per il proprio territorio è vero anche che gli altri fanno altrettanto. Ed è retorica oggi parlare di “storia” a quei bambini che quella storia non l’hanno mai conosciuta e oggi conoscono soltanto il suo epilogo, di solito coincidente con la loro morte. O con conseguenze irreversibili sul piano fisico e su quello psicologico.
Ad oggi, pur mancando bilanci esatti, si parla di circa 260 vittime e non meno di 2 mila feriti, 23 vittime solo in queste ultime 16 ore, dall’inizio cioè dell’offensiva di terra, una delle vittime è un soldato israeliano. Un’altra è un bimbo palestinese di appena 5 mesi e fra le 260 vittime tantissimi sono bambini entro i 12 anni. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu annuncia anzi un’espansione delle azioni belliche. L’intenzione è azzerare Hamas, distruggere tutti i tunnel clandestini che l’organizzazione ha creato per attentare alla vita di Israele. Solo nella notte trascorsa, secondo fonti israeliane, 9 tunnel e un centinaio di lanciarazzi sarebbero stati resi inoffensivi. Ma Hamas continua a bombardare con lancio di razzi (o missili, chiamiamoli con il loro nome) e pare distante il momento in cui si potrà dire di aver reso innocua l’organizzazione.
“Aspettavamo con ansia questa operazione di terra a Gaza per impartire una lezione a Israele“ – la sfida lanciata dalle Brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio armato di Hamas. “L’operazione terrestre a Gaza è un drastico e pericoloso passo, e l’occupazione pagherà un prezzo pesante“.
L’offensiva è appena iniziata, il popolo palestinese deve fuggire da due realtà: chi li attacca e chi li tiene prigionieri. E le due entità non coincidono.